Uno sguardo d’autore

Lo spazio come teatro del nostro agire

Il topos del “gran teatro del mondo”, che conosce grande sviluppo nella letteratura rinascimentale, ha radici nella tradizione classica. In questo passo di Seneca, la posizione sociale che occupiamo è equiparata al ruolo in uno spettacolo teatrale: i luoghi in cui agiamo sono il nostro palcoscenico, un’ambientazione non scelta da noi attori come del resto il copione assegnato che può essere modificato solo in minima parte. Compito dell’uomo è recitare bene, cioè esercitando la Ragione stoica, la parte che gli è assegnata.

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Traduzione da Lucio Anneo Seneca, Epistula ad Lucilium LXXX

Lìberati innanzitutto dalla paura della morte (quella ci impone il giogo), poi dalla paura della povertà. Se vuoi sapere quanto in quella non ci sia niente di male, confronta tra loro i volti dei poveri e dei ricchi: il povero ride più spesso e più sinceramente; nel profondo non c’è nessuna preoccupazione; anche se càpita qualche inquietudine, passa come nube leggera: l’ilarità di costoro che sono chiamati fortunati è finta o pesante e inquinata da tristezza, tanto più pesante in verità perché di tanto in tanto non è possibile essere apertamente infelici, ma in mezzo a sventure che rodono proprio il cuore è necessario fare la parte della persona felice. Piuttosto spesso devo utilizzare questo esempio; né infatti con nessuno si esprime più efficacemente questa farsa della vita umana, che ci assegna ruoli da recitare male. Quello che, sulla scena, dopo esservi stato trasportato, avanza e a testa alta dice queste parole,

ecco che comando su Argo; i regni me li ha lasciati Pelope,

dove dall’Ellesponto e dal mare Ionio

è battuto l’Istmo,

è uno schiavo, riceve cinque moggi e cinque denari. Quello che superbo e altezzoso e borioso per la fiducia nelle proprie forze dice,

che se non starai quieto, Menelao, morirai per questa mia destra,

riceve un compenso giornaliero, dorme in un pagliericcio. La stessa cosa potresti dire di tutti questi raffinati che una lettiga tiene sospesi sopra le teste delle persone e sopra la folla: la felicità di tutti costoro è mascherata. Li disprezzerai se li spoglierai.

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